I Calanchi Lucani
Tursi e la rabatana
I saraceni fondarono qui la Rabatana nel X secolo e questa rappresenta il nucleo più antico della città.
Il suo nome deriva da "ribata" che significa "borgo fortificato", ma secondo alcuni anche da "arabatana", cioè "tana degli arabi".
Abitato prima dai saraceni, in seguito fu utilizzata dai briganti per controllare il territorio.
STRUTTURA
Albino Pierro, che qui nacque nel 1916, due volte candidato al Nobel per la letteratura, chiamava jaramme i profondi precipizi che circondano l'antico centro abitato.
Il quartiere arabo è raggiungibile dal centro di Tursi solo grazie ad un'ampia e ripida gradinata ed è caratterizzato da un sistema di grotte e strettoie accessibili solo attraverso le abitazioni.
Una vera e propria fortificazione con chiara impronta saracena.
La gradinata che porta alla Rabatana in dialetto viene chiamata "petrizze" e sorge a ridosso degli strapiombi ma, un tempo, la via d'accesso alla Rabatana era un ponte levatoio.
Una volta arrivati in cima ci si ritrova sulla strada principale, in arabo "sharia", da qui le strade secondarie, i "darba", e i vicoli ciechi, gli "azukka".
ARTE
Se del castello resta solo una torretta, ben conservata è la chiesa di Santa Maria Maggiore in Rabatana, scrigno di numerose opere d'arte.
Risale all'XI secolo e conserva al suo interno il Trittico del ‘300 che raffigura alcuni momenti della vita di Gesù, unÂÂ’acquasantiera del'500 e un presepe di pietra del XVI secolo.
Si racconta che in un ambiente sotterraneo della Chiesa siano stati trovati i resti di corpi umani inumati in posizione eretta e queste confermerebbe la destinazione a cripta sepolcrale di tali ambienti che avrebbero consentito la sepoltura dei religiosi del Capitolo della Chiesa medesima.
Altri due ambienti della cripta avevano invece destinazione di uso privato e sembrano essere di pertinenza di una sola famiglia, quella dei De Georgiis.
Questo uso speciale della cripta è spiegabile con la posizione di rilievo occupata nel tempo da questa famiglia che fu forse di notabili locali come testimoniano le cronache più antiche di Tursi che la davano per estinta nell'800.
Molti gli affreschi nella cripta De Georgiis attribuiti a Giovanni Todisco.
Il presepe è realizzato in pietra.
Include trentacinque figure e si trova nellÂÂ’aula attigua a quella degli affreschi.
Riguardo alla paternità del presepe, si può osservare che non si tratta di un'opera originale del tutto, infatti, mostra chiaramente la sua derivazione dalla matrice materana del Presepe del Duomo di Altobello Persio e Sannazzaro d'Alessano.
Si possono operare confronti e cercarne i rapporti di somiglianze con altri presepi di chiese del territorio pugliese risalenti allo stesso volgere di anni del XVI secolo.
Si trattava di opere complesse articolate che richiedevano l'intervento di più mani.
Il legame più evidente si stabilisce con il presepe della Cattedrale materana e lÂÂ’attribuzione ad Altobello Persio, scultore italiano, capostipite di una famiglia di intellettuali lucani, con la collaborazione di Sannazzaro di Alessano.
SANTA MARIA DI ANGLONA
A circa venti minuti dall'abitato di Tursi si trova uno dei gioielli artistici della regione Basilicata: il Santuario di Santa Maria di Anglona, monumento nazionale dal 1931.
E' un noto complesso medioevale edificato nei primi decenni del XII secolo, sul sito dellÂÂ’antica Pandosia, leggendaria città greca fondata nel 1000 a.C. e della quale non resta più traccia.
Il portico di Anglona rappresenta una delle più antiche testimonianze architettoniche di matrice anglo-normanna, in Italia Meridionale.
Gli interni sono decorati da affreschi del '500 mentre il magnifico portale è sovrastato da decorazioni e sculture in basso rilievo che simboleggiano Cristo e gli Evangelisti.